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Anthony Lewis
Anthony Lewis

Winning Time: L'Ascesa Della Dinastia Dei Lakers ((TOP))


Winning Time - L'ascesa della dinastia dei Lakers (Winning Time: The Rise of the Lakers Dynasty) è una serie televisiva statunitense ideata da Adam McKay, Jim Hecht e Max Borenstein per HBO e tratta dal libro Showtime: Magic, Kareem, Riley, and the Los Angeles Lakers Dynasty of the 1980s di Jeff Pearlman. La serie ha debuttato il 6 marzo 2022.[1] In Italia è trasmessa dal 2 giugno 2022 su Sky Atlantic.[2] Il 7 aprile 2022 HBO ha rinnovato la serie per una seconda stagione.[3]




Winning Time: l'Ascesa Della Dinastia Dei Lakers



Nella settimana in cui partono le NBA Finals, sui canali Sky Sport arriva anche una delle serie più attese legate alla pallacanestro statunitense: "Winning Time: l'ascesa della dinastia dei Lakers" - un appuntamento non solo per gli appassionati e conoscitori della storia della franchigia gialloviola. Tutto in onda a partire dal 2 giugno sui canali Sky Sport


"La pallacanestro è come del gran sesso. Sempre in movimento, c'è ritmo, contatto, intimità". John C. Reilly, nei panni di Jerry Buss, parla con una ragazza dopo aver fatto l'amore con lei. È così, come il primo episodio, che inizia la nostra recensione di Winning Time: L'ascesa della dinastia dei Lakers, la serie firmata Adam McKay (Don't Look Up, Succession) e targata HBO (già rinnovata per una seconda stagione) sui Los Angeles Lakers e il decennio, gli anni Ottanta, che ne fece una leggenda del basket mondiale. Da giovedì 2 giugno i 10 episodi della serie andranno tutti dalle 21:15 in esclusiva su Sky Atlantic e in streaming solo su NOW, oltre a essere tutti disponibili on demand dalla stessa data. Seguirà la messa in onda su Sky Atlantic, due episodi a settimana, ogni giovedì. John C. Reilly, mentre pronuncia quelle parole, sembra uscito da una scena di Boogie Nights. E la nuova serie HBO prova a fare proprio questo: raccontare il mondo del basket come quel film raccontava il mondo del porno, in modo sexy e intimo, irriverente e originale, provando a portarci indietro nel tempo e farci tuffare in un mondo. La serie di Adam McKay è avvincente e visivamente affascinante.


La storia al centro di Winning Time: l'ascesa della dinastia dei Lakers è, già in partenza, una storia forte, fortissima. Almeno quanto quella di The Last Dance, che raccontava la squadra simbolo del decennio successivo, gli anni Novanta, i Chicago Bulls. Adam McKay sceglie di raccontare la sua storia in un'altra forma: non il documentario, ma la finzione. Lo stile scelto ci sembra perfetto per raccontare quell'epoca, perché ci trascina immediatamente indietro nel tempo. Nelle immagini di Winning Time ci sono la tv anni Settanta, il documentario, certe riprese amatoriali in Super 8. C'è quella patina sgranata, poco definita, un po' slavata, carica di luce chiara. È uno stile volutamente "sporco", imperfetto, irriverente, ed è il modo giusto per trasmettere quegli anni ingenui e pieni di fermento.


Winning Time: L'ascesa della dinastia dei Lakers è tutto questo. è sexy, sfrontata, divertente, ma è anche molto interessante. Perché, dopo aver visto l'epopea di campioni come Magic Johnson e Kareem Abdul Jabbar dall'esterno, nelle loro gesta sportive, è impagabile andare a vedere la loro storia (romanzata, certo) dall'interno. Che poi è il fatto che rendeva speciale una serie come The Last Dance. La serie si prende tutto il tempo per raccontare ogni svolta, ogni nuovo arrivo nel team, per presentare i nuovi personaggi. E scommettiamo che ci sarà da divertirsi per molte stagioni. Con attori del calibro di John C. Reilly, Adrien Brody e Sally Field, non c'è dubbio. Nei panni di Magic Johnson c'è Quincy Isaiah. Tocca a lui una delle battute più belle, che fanno trasparire la voglia di vincere, mentre è al telefono con la fidanzata. "Qui ci trattano come i Silvers. Ma io voglio essere i Jackson Five". "E Micheal chi sarebbe?" "Io, mica voglio essere Tito o Jermaine".


(ANSA) - ROMA, 01 GIU - Debutta il 2 giugno, in concomitanzacon l'inizio delle Nba Finals, Winning Time: l'ascesa delladinastia dei Lakers, la serie firmata Adam McKay (Don't Look Up,Succession) e targata Hbo e già rinnovata per una secondastagione, sul magico decennio di gesta sportive e non che fecedei Los Angeles Lakers la stella più luminosa del firmamento delbasket mondiale. I 10 episodi della serie andranno tutti dalle21:15 in esclusiva su Sky Atlantic e in streaming solo su Now,oltre a essere tutti disponibili on demand dalla stessa data(seguirà la messa in onda su Sky Atlantic, due episodi asettimana, ogni giovedì). Nel cast John C. Reilly nei panni del proprietario dellasquadra, Jerry Buss; Jason Clarke in quelli del campione NBA edirigente dei Lakers Jerry West; Quincy Isaiah e Solomon Hughesa interpretare rispettivamente Magic Johnson e KareemAbdul-Jabbar. Al loro fianco Jason Segel (How I Met Your Mother)nei panni di Paul Westhead, professore di lettere trasformatosiin assistente coach della squadra; Adrien Brody interpreta ilcoach Pat Riley; Michael Chiklis nei panni del coach dei BostonCeltics Red Auerbach; Sally Field in quelli di Jessie Buss,madre di Jerry Buss. La serie è tratta dal libro Showtime: Magic, Kareem, Riley,and the Los Angeles Lakers Dynasty of the 1980s dello scrittoresportivo Jeff Pearlman, è scritta da Max Borenstein (Godzilla) eprodotta da Adam McKay, che ha anche diretto il primo episodio. Inoltre il 1 giugno alle 20.30 su Sky Sport Uno, Sky propone unospeciale sulle storie di personaggi leggendari come MagicJohnson, Kareem Abdul-Jabbar, Jerry West e Pat Riley, commentateda chi per anni li ha raccontati: Flavio Tranquillo e FedericoBuffa. Lo speciale sarà ovviamente disponibile anche on demandsu Sky e in streaming su Now. (ANSA).


Winning Time si basa sul libro di Jeff Pearlman Showtime: Magic, Kareem, Riley, and the Los Angeles Lakers Dynasty of the 1980s. Il co-ideatore Jim Hecht ha raccontato di essere andato a casa di Pearlman per convincerlo a vendergli i diritti del libro solo con una bottiglia di vino analcolico, una barretta di cioccolato e un pomodoro come offerta. "Non avevo soldi, quindi se mi avesse detto di volere tipo 30,000 dollari, sarei rimasto fregato", ha detto. Inizialmente, Showtime era stato scelto anche come titolo della serie. La scelta, poi, di Winning Time deriva dal fatto che si tratta di un'espressione associata a Magic Johnson.


Quelli che vorticano attorno all'area spettacolare, fatta del tipico showtime e del mondo dell'intrattenimento improvvisamente affascinato e attratto dalle potenzialità di partite e giocatori. Nonché quello degli sponsor, degli articoli sportivi, dei marchi che potevano sfruttare una nuova finestra per catturare il trasporto del pubblico, pronto ad associare scarpe e tute ai suoi beniamini e a fare del basket con i suoi accessori una vera e propria armatura con cui andare in battaglia. Un impero edificato quasi da zero e che arriva sulla HBO passando prima per il libro Showtime: Magic, Kareem, Riley, and the Los Angeles Lakers Dynasty of the 1980s di Jeff Pearlman, adattato per la televisione dagli ideatori Max Borenstein e Jim Hecht. Tutto sotto lo sguardo speciale di Adam McKay a vegliare sulle fila della produzione, per una serie che nella ritmicità, nella rottura della quarta parete, nei discorsi diretti con gli spettatori e nelle frecciatine lanciate con arguzia verso la telecamera ritrova vivacemente lo stile dell'autore e una sorta di emulazione del suo cinema e talento artistico - quello che abbiamo esaltato nel suo ultimo film nella recensione di Don't Look Up. Un'ispirazione tangibile che trova comunque una certa originalità nella serie americana, di cui da lodare è l'incredibile lavoro sulla fotografia retrò curata da Todd Banhazl e Mihai Malaimare Jr., la quale permette il susseguirsi delle immagini come sequenze appartenenti ad un passato esistito e che il pubblico può veder scorrere davanti ai propri occhi.


Come per lo sceneggiato che cerca di mescolare la tante linee narrative di tutti i protagonisti che hanno innalzato il tempio del basket e hanno portato questo sport alla gloria, non tralasciando mai le storyline o il background di alcuno dei personaggi, ma facendoli muovere tutti nella medesima direzione ossia quella posta a stendere le varie ramificazioni che hanno condotto giocatori, allenatori e investitori alla fama. Una storia densa che arriva quasi in contemporanea con un altro prodotto riportato questa volta in prima persona, ma che vede al centro il medesimo protagonista. Winning Time - L'ascesa della dinastia dei Lakers è infatti la vicenda romanzata che Earvin "Magic" Johnson racconta nella docuserie They Call Me Magic, rilasciata su Apple TV+. Un quadro ovviamente personale e ristretto rispetto alla moltitudine di vicende nel risultato seriale di Borenstein e Hecht, ma che testimonia lo zelo che il basket da decenni sa oramai stuzzicare, di cui aveva dato prova nel 2020 anche il The Last Dance su Netflix dedicato alla figura di Michael Jordan (recuperate la recensione di The Last Dance). Un'altra prova della strapotenza di uno sport che sa come funzionare benissimo quando trasposto per l'audiovisivo, tanto nella versione fiction che nel reportage reale, per una serie che nello spargere semi e radici mostra i risultati e la fondazione di un luccicante olimpo.


Sinossi: Winning Time è una serie tv statunitense creata da Max Borenstein e Jim Hecht basandosi sul libro di Jeff Pearlman Showtime: Magic, Kareem, Riley, and the Los Angeles Lakers Dynasty of the 1980s. Il drama sportivo racconta la storia professionale e personale della squadra degli anni '80 dei Los Angeles Lakers. Una delle dinastie più dominanti e amate della pallacanestro, i Lakers hanno definito la propria epoca sia dentro che fuori dal campo, vincendo in quel periodo ben cinque campionati anche grazie a grandi personalità che hanno fatto la storia di questo sport.


Non fraintendetemi, una serie sulla creazione della dinastia '80 dei Los Angeles Lakers offre un'abbondanza di promesse. Ci sono molti aspetti intriganti che una serie come questa può sperare di svelare, anche se è difficile apprezzarli appieno dietro il pasticcio che è la presentazione visiva delle scene. Uno sguardo dietro le quinte alla creazione di una delle più grandi squadre di basket di tutti i tempi è un ottimo pitch per una serie. Winning Time (non hanno potuto usare Showtime per non citare la concorrente emittente via cavo) aveva la possibilità di essere uno spettacolo vincente, ma è come se i suoi autori non si fossero fidati dell'intrinseco interesse per la storia dei Lakers, prendendo lo spettatore per le spalle e urlando ovvie conclusioni amplificate da un filmmaking odioso. 041b061a72


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